Commissione si deve esprimere su sei raccomandazioni.

I 53 stati membri della Commissione delle Nazioni Unite sugli Stupefacenti (CND) si sono riuniti per votare una serie di misure proposte dall’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) sulla riforma internazionale della cannabis. In Italia ancora molti pazienti faticano a ricevere la terapia a base di cannabis medica.

La Commissione si esprimerà su sei raccomandazioni, che ambiscono a modificare i trattati internazionali del 1961 sugli stupefacenti e del 1971 sulle sostanze psicotrope. Tra i Sei punti trattati è già stato discusso e approvato quello più importate: la declassificazione della sostanza dalla tabella VI (la più restrittiva, tabella nella quale si trovano sostanze come eroina e cocaina) poiché, come indicato dall’OMS, è riconosciuto il valore terapeutico di questa sostanza. L’Unione Europea ha votato compatta.

Da 13 anni, nel nostro Paese è consentito il ricorso alla Cannabis Terapeutica se in possesso di regolare prescrizione medica, ma molto spesso il fabbisogno è superiore alla produzione e all’importazione del farmaco. Un fenomeno che, legato alla poca informazione in merito, rende farraginoso e complesso l’approvvigionamento della terapia da parte dei pazienti che molto spesso sono costretti a misure come l’autoproduzione. Secondo il report Estimated World Requirements of Narcotic Drugs 2020 dell’International Narcotics Control Board, l’Italia ha un fabbisogno di 1.950 kg all’anno di cannabis medica. A fronte di tale domanda, sulla base di quanto pubblicato sul sito del Ministero della Salute, lo Stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze (SCFM), nel 2019, ha distribuito alla Farmacie cannabis per soli 157 kg. Lo stato italiano, per rispondere alla domanda interna, ha dovuto acquistare 252 kg di prodotti importati dall’Olanda.

Tra i tanti, il caso di Walter De Benedetto – paziente affetto da una malattia neurodegenerativa invalidante che assume cannabis medica per contrastare questa patologia – è basato agli occhi della cronaca dopo che il paziente, indagato per coltivazione di sostanza stupefacente in concorso dato che non riusciva a procurarsi il medicinale nonostante la regolare prescrizione, grazie all’appoggio della campagna Meglio Legale, si è appellato al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella per chiedere che sia rispettato il diritto alla cura.

Fonte: askanews.it

La Fondazione: ad oggi ritardo diagnostico di 8-9 anni.

Dalla saliva la diagnosi precoce di endometriosi. Un test in sviluppo potrebbe svelare la malattia nel suo stadio iniziale, permettendo di accorciare le sofferenze e restituire alle donne una migliore qualità della vita prima che la patologia si aggravi. Se, infatti, ad oggi in presenza di sintomi sospetti, il protocollo prevede molteplici esami, al termine dei quali non è detto che si arrivi ad una diagnosi certa, il nuovo strumento potrebbe rilevare l’endometriosi attraverso il prelievo di un semplice campione di saliva, in modo veloce e non invasivo.

“Il test diagnostico su saliva, oggetto di brevetto italiano ed europeo della Fondazione Italiana Endometriosi, rappresenta una novità assoluta – spiega il presidente della Fondazione Italiana Endometriosi, Prof. Pietro Giulio Signorile, scienziato ed inventore del test – . Ad oggi sulla diagnosi di endometriosi a livello globale grava un ritardo medio di 8-9 anni: i sintomi spesso vengono confusi e sottovalutati, la paziente viene sottoposta a visite ginecologiche, risonanze magnetiche, ecografia, esami del sangue per la ricerca di marcatori che hanno, purtroppo, una scarsa attendibilità, e la malattia se e quando viene scoperta è spesso in fase conclamata. Il nuovo test, invece, sarà in grado di intercettarla in una fase iniziale e assicurare alle donne trattamenti precoci con risultati migliori. Da un’alimentazione ad hoc all’assunzione di integratori in grado di abbattere i sintomi”.

Sul test diagnostico emergono i primi dati positivi dello studio di fattibilità affidato all’azienda italiana Diatheva srl. “La ricerca sulla diagnosi precoce sta facendo passi avanti – prosegue Signorile – lo studio ha confermato quanto già emerso negli studi scientifici iniziali e nello studio brevettuale, comprovando la possibilità di poter industrializzare il test. Nei campioni di saliva di donne affette da endometriosi si rilevano valori alterati della proteina Za2G (Zinc-Alpha 2 Glycoprotein), il marker più specifico per la patologia, e del Complemento C3 e dell’Albumina (HSA). I dati preliminari confermano la possibilità di poter industrializzare almeno i primi due marcatori. Questi risultati ci incoraggiano a proseguire nella ricerca e sviluppo per far sì che il test possa diventare accessibile a tutte le donne affette da endometriosi o che ne abbiano anche solo il sospetto. La facilità di esecuzione del test non invasivo potrebbe costituire una vera svolta nel percorso diagnostico per questa grave malattia. Entro fine anno 2020 avremo un ulteriore step di avanzamento, ed inizieremo, se tutto procederà secondo programma, i test preclinici”.

Fonte: askanews.it

UnionFood: 60% non fa attività fisica ma spuntino uguale per tutti.

A ogni sport la sua merenda, perchè uno stile di vita sano passa da un’alimentazione equilibrata e da un’attività fisica costante. Meglio se si inizia da bambini. Con questo spirito Unione Italiana Food, l’associazione delle principali aziende produttrici di merendine confezionate e la Società italiana di scienze dell’alimentazione hanno presentato una ricerca Doxa – Junior che fotografa le abitudini in fatto di merenda e sport nei bambini e fornito suggerimenti rivolti soprattutto ai genitori per uno stile di vita sano delle nuove generazioni.

Se è vero che in epoca Covid, le attività sportive sono per la maggior parte sospese, questa non deve essere una giustificazione per una vita sedentaria dei più giovani, che nel nostro Paese, mostrano una certa propensione a questo stile di vita. Dalla ricerca Doxa – Junior “Sport e merenda” realizzata attraverso 1.265 interviste a genitori e bambini con il metodo Capi, emerge, infatti, che solo sei giovani (under 13) su 10 praticano regolarmente un’attività fisica. A guidare la classifica dei ragazzi più sportivi è il Centro Italia con il 77% che lo pratica davanti al Nord Italia (60%). Più indietro il Sud dove solo un bambino su due (50%) fa sport regolarmente. Questo, però, fa il paio col fatto che praticamente tutti i bambini che fanno sport (il 99%) fanno merenda, rispettando le indicazioni dei nutrizionisti sui cinque pasti giornalieri, inclusi spuntino a metà mattina e metà pomeriggio.

In termini di gusti, i bambini e ragazzi (5-13 anni) che praticano attività fisica alternano un po’ più spesso (rispetto ai quelli che non fanno sport) la merenda salata con quella dolce. E tra gli alimenti dolci preferiscono la merendina confezionata (26%), il classico pane e marmellata o con crema di nocciole (23%), la frutta fresca o la macedonia (17%) e i biscotti non ripieni (15%), mentre tra quelli salati pane con affettati o formaggi (15%), pizzetta (14%), crackers, schiacciatina o grissini (12%) e focaccia (10%).

Osservando questi due aspetti, merenda e sport, emerge però che non ci sono particolari differenze tra la merenda dei ragazzi che fanno attività fisica da chi non la fa. Segno che non c’è una particolare attenzione all’equilibrio tra alimentazione, in questo caso a merenda, e attività fisica. Proprio per fornire indicazioni concrete, Silvia Migliaccio, segretario nazionale della Sisa e Silvana Nascimben, dottoressa in dietistica, hanno ideato un calendario settimanale di 84 abbinamenti di merende dolci e salate per bambini e ragazzi, ideato su misura dello sport praticato e dell’età: dalla frutta al dolce fatto in casa, dai panini ai biscotti fino alle merendine. Il calendario è disponibile sul sito www.merendineitaliane.it, dove tramite un semplice quiz è possibile scoprire per i genitori e i ragazzi stessi qual è la merenda ideale in base al tipo di attività fisica svolto.

“L’obiettivo – ha detto la dottoressa Migliaccio – è quello di incoraggiare le nuove generazioni a uno stile di vita corretto: oggi partiamo dalla merenda per arrivare a correggere uno stile di vita scorretto. Per questo abbiamo sviluppato uno strumento che fornisce dei suggerimenti ai genitori”. E qui l’invito rivolto proprio ai genitori è che “la merenda deve essere proporzionata, ma anche rispondere ai gusti del bambino. E allora se dargli un frutto è più corretto occorre ricordarsi che il bambino va anche gratificato con un dolce”.

Fonte: askanews.it

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