Cistite ‘incubo’ per quasi metà delle italiane. Esperti: no al fai da te

Cure autoprescritte alimentano antibiotico resistenza. Rischio recidive

Fino al 40% delle donne italiane viene colpito almeno una volta nella vita da infezioni urinarie. E circa il 20% di loro racconta di aver avuto episodi che si sono ripetuti nel tempo. In quattro casi su cinque si tratta di cistite, un’infiammazione della vescica causata quasi sempre da batteri presenti nella flora intestinale che, per diversi motivi, possono arrivare a far danno nelle vie urinarie. La soluzione non sta, come troppo spesso si pensa, in cure antibiotiche fai-da-te perché rischiano di essere controproducenti, facendo aumentare la probabilità di sviluppare l’antibiotico-resistenza. È necessario rivolgersi all’esperto del settore, ovvero all’urologo: solo lui può indicare il percorso terapeutico più adatto a risolvere il problema, che spesso passa anche da piccoli interventi nello stile di vita. Delle ultime strategie per affrontare le infezioni urinarie hanno discusso in questi giorni gli esperti nazionali e internazionali al 95° Congresso nazionale della Società Italiana di Urologia (SIU), che si conclude oggi a Riccione. Quattro giorni con decine di simposi e sessioni, talk show e corsi di aggiornamento cui hanno partecipato quasi 2000 urologi provenienti da tutta Italia.

“I campanelli d’allarme con cui si presenta la cistite di solito sono sempre gli stessi: uno stimolo urgente e spesso doloroso a urinare, un forte bruciore durante la minzione, la sensazione di non riuscire mai a svuotare completamente la vescica. Le urine possono apparire torbide e maleodoranti, talvolta con tracce di sangue. Soprattutto si avverte un senso di pesantezza e fastidio nella parte bassa dell’addome – spiega Andrea Salonia, professore di Urologia all’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano e responsabile dell’Ufficio Educazionale della SIU.

Perché la cistite è una malattia soprattutto femminile? “Il primo motivo è di carattere anatomico: infatti, nelle donne l’uretra, cioè il canale che porta alla vescica, è più corta rispetto agli uomini e più facilmente transitabile da parte degli agenti microbici – continua il prof. Salonia -. La anatomia femminile nella zona genitale rende peraltro le vie urinarie e l’ultimo tratto dell’intestino molto vicini tra loro, e certamente più che negli uomini, rendendo più facile il compito ai batteri, che possono arrivare con facilità alla vescica. I fattori scatenanti sono vari. Per esempio i rapporti sessuali penetrativi, a seguito dei quali i batteri possono risalire lungo le vie urinarie. Oppure la stipsi e la sindrome del colon irritabile. In questi casi gli stessi batteri si moltiplicano e possono diffondersi dal distretto intestinale a quello delle vie urinarie. O ancora la menopausa, perché la carenza di estrogeni altera il pH della mucosa vaginale e favorisce le infezioni. Infine, un’igiene intima scorretta: oggi c’è una tendenza a esagerare con saponi troppo aggressivi, che indeboliscono le difese e rendono più probabili le infezioni vaginali”.

Le strategie per risolvere il problema passano anzitutto da un intervento sugli stili di vita. Una regola d’oro in caso di cistite episodica, che però vale anche come forma di prevenzione, è quella di bere tanto: “Almeno 8 bicchieri di acqua al giorno, per depurare l’organismo ed evitare l’accumulo di tossine e batteri responsabili dell’infiammazione. Per le stesse ragioni è molto importante cercare di non trattenersi, ma assecondare subito lo stimolo a urinare, perché il ristagno di urina nella vescica facilita la proliferazione di batteri. Urinare prima e dopo il rapporto sessuale. Usare detergenti intimi a pH neutro e non aggressivi. Per controllare la stipsi, potenziale alleata della cistite, può essere utile mangiare un paio di kiwi al giorno: regolano l’intestino e sono ricchi di vitamina C, che riduce la basicità dell’urina”.

Per quanto riguarda il grande capitolo delle terapie farmacologiche, gli esperti mettono in guardia contro un uso spregiudicato degli antibiotici: “Ricorrere a questi farmaci senza sentire prima l’urologo è rischioso, perché non fa altro che favorire l’antibiotico resistenza, cioè quel fenomeno per cui i batteri sviluppano una capacità di sopravvivere all’azione di uno o più farmaci di questo tipo. Ed espone al rischio di avere cistiti sempre più frequenti e molto spesso delle fastidiose candidosi vaginali- precisa il professore -. Per questo, qualora l’urinocoltura, cioè l’esame delle urine che identifica i batteri responsabili dell’infezione in corso, rivelasse una carica batterica bassa, sarebbe più opportuno intervenire assumendo probiotici, che contribuiscono a rendere più acide la superficie delle mucose genitali, inibendo l’azione dei batteri patogeni. Se invece la carica batterica fosse elevata, sarà l’urologo, sulla base dei risultati dell’urinocoltura e delle caratteristiche della paziente, a stabilire un’eventuale terapia antibiotica specifica”.

Fonte: askanews.it

Il vero ed il falso per la salute della mamma e del bambino

Tra falsi miti, incertezze e informazioni spesso trascurate, l’alimentazione della donna durante la gravidanza suscita numerose domande. Una delle credenze più diffuse è che una donna incinta debba “mangiare per due”. Ma quanto è fondata questa affermazione? E le famose “voglie” vanno sempre assecondate oppure è meglio evitare?

Mangiare per due: vero o falso? Durante la gravidanza, è essenziale soddisfare i bisogni nutrizionali sia della madre che del nascituro, ma ciò non significa necessariamente mangiare per due. “L’alimentazione in gravidanza non differisce molto da quella normale – spiega Marco Grassi, ginecologo dell’ospedale “C. e G. Mazzoni” di Ascoli Piceno – il fabbisogno calorico aumenta di 350 kcal al giorno nel secondo trimestre e di 460 kcal nel terzo trimestre, secondo il Ministero della Salute, questo incremento energetico leggero garantisce lo sviluppo del feto senza intaccare le riserve nutritive materne”. L’aumento di peso raccomandato dipende dal peso iniziale della donna e, in condizioni normali, dovrebbe essere tra 11,5 e 16 kg. Un adeguato aumento di peso influisce positivamente sulla durata della gravidanza e sul peso del neonato. Per questo motivo, è essenziale seguire una dieta equilibrata con pasti distribuiti durante la giornata.

Voglie e bisogni nutrizionali “Le voglie in gravidanza non sono indicatori delle reali necessità nutrizionali – chiarisce il dottor Grassi – l’alimentazione della gestante richiede attenzione, soprattutto per l’aumento del fabbisogno proteico, mentre le necessità di carboidrati e grassi rimangono pressoché stabili. Una dieta variata che includa frutta, verdura e legumi copre generalmente i bisogni vitaminici, eccetto per l’acido folico. Anche i minerali, come calcio, ferro e iodio, sono sufficientemente assunti con un’alimentazione equilibrata”. È fondamentale quindi seguire una dieta completa, diversificata e che comprenda ogni giorno i diversi gruppi alimentari.

Caffè ed alcol si o no? Il consumo di caffè è una preoccupazione comune tra le future mamme. “Il caffè, così come altre bevande contenenti sostanze stimolanti ad esempio il tè, la cola ed il cioccolato, dovrebbe essere assunto con moderazione, poiché la caffeina attraversa la placenta – spiega il dottor Grassi. È consigliabile optare per bevande decaffeinate o deteinate”. Inoltre, è fondamentale evitare l’alcol in tutte le sue forme, anche in piccole quantità, per prevenire malformazioni congenite e basso peso alla nascita, noti come sindrome feto-alcolica.

Cibi da evitare Evitare di consumare verdure crude non lavate accuratamente, carne cruda (a meno che non sia stata congelata), insaccati poco stagionati e carni affumicate, poiché possono provocare la Toxoplasmosi. Evitare anche pesce crudo, latte non pastorizzato, formaggi molli, e cibi pronti come carni fredde, insalate preconfezionate e panini. Per garantire la sicurezza alimentare, separare gli alimenti crudi da quelli cotti, consumare i prodotti sempre entro la data di scadenza e conservare gli alimenti a una temperatura inferiore ai 5 °C. Inoltre, mantenere il frigorifero pulito, in particolare se contiene carne cruda, come suggerito dall’Istituto Superiore di Sanità.

Alimenti consigliati Consumare verdura e frutta di stagione ogni giorno, lavata in modo accurato con abbondante acqua corrente, consumare carne e uova ben cotti, limitare gli zuccheri semplici, prediligendo carboidrati complessi come pasta, pane e patate (Ministero Salute).

Inoltre, il dottor Grassi sottolinea come un consumo di pesce di 3-4 porzioni/settimana in gravidanza può avere effetti benefici sullo sviluppo del sistema nervoso embrio-fetale. In cucina alcune pratiche erronee possono portare alla contaminazione del cibo con sostanze tossiche particolarmente dannose per il concepito; ad esempio, la cottura eccessiva di alimenti contenenti grassi (bistecche grigliate e pizza), produce idrocarburi policiclici aromatici (IPA), sostanze cancerogene e teratogeni.

Sale e acido folico Un consumo elevato di sale aumenta il rischio di malattie cardiovascolari e ipertensione. “Durante la gravidanza è ancora più importante ridurre l’assunzione di sale e preferire quello iodato – consiglia Grassi – poiché il fabbisogno di iodio è maggiore in questo periodo. L’integrazione di acido folico dovrebbe iniziare almeno alcuni mesi prima del concepimento e continuare per tre mesi dopo, poiché un basso livello di folati nella madre è un fattore di rischio per difetti del tubo neurale nel feto”.

L’alimentazione durante la gravidanza è fondamentale per la salute sia della madre che del nascituro. “È essenziale prestare attenzione alla dieta sin dal periodo pre-concepimento e mantenerla adeguata fino al termine dell’allattamento, ma è necessario farlo con consapevolezza, comprendendo i rischi associati a un’alimentazione che potrebbe non essere del tutto appropriata per la salute della madre e del nascituro”, conclude il dottor Grassi.

Fonte: askanews.it

E dire no alle liste di attesa

Il Governo corre ai ripari e lo scorso 16 luglio ha emanato un decreto legge per la creazione di un Cup Regionale. Sul piatto, l’annosa questione delle interminabili liste di attesa negli ospedali pubblici. Ma, sempre in attesa del successivo passaggio in Senato, il problema rimane inalterato. E i numeri, (emersi da un sondaggio realizzato da Facile.it e Prestiti.it su un campione di oltre 400.000 domande), parlano chiaro: è di oltre 1 miliardo di euro il valore dei prestiti personali erogati agli italiani nel 2023 per far fronte alle spese mediche. La salute ha un costo e chiedere un finanziamento per sostenere le spese sanitarie è una pratica sempre più diffusa. Lo scorso anno, il peso percentuale di questi prestiti, è aumentato del 6,6% rispetto all’anno precedente.

“I costi per gli esami medici, gli interventi chirurgici e le visite di controllo – spiega Andrea Di Vincenzo, Ceo di Prestiter – non sono sempre accessibili e spesso diventano ulteriore fonte di stress e disagio, in situazioni già delicate. In questi casi, per tutelare la salute e il benessere personale e familiare, sempre più italiani ricorrono a istituti come il nostro. Ogni loro richiesta cela una storia che ci coinvolge emotivamente, soprattutto quando veniamo a conoscenza che questo denaro è determinante per sostenere delle cure ‘importanti’. Partecipare al miglioramento della salute di un marito, di una moglie o di un figlio, per noi ha un valore umano infinitamente grande. Parlo di cure per i familiari perché è bene specificare che chi ne fa richiesta debba godere di ‘buona salute'”.

Ma i prestiti personali per far fronte alle cure sanitarie abbracciano una vasta tipologia di ambiti. Spesso gli italiani ne fanno richiesta anche per migliorare il proprio benessere fisico, estetico e psicologico. “Abbiamo molte testimonianze pervenute dai nostri agenti per delle richieste utili nel sostenere dei trattamenti fisioterapici e riabilitativi. Soprattutto ci informano che molto spesso gli italiani devono sostenere delle cure dentistiche e odontoiatriche. Queste ultime, si sa, riguardano importi di migliaia di euro e incidono moltissimo sul bilancio familiare”.

Ma chi sono i connazionali che ne fanno richiesta? Quasi 1 domanda su 4 (24,9%) proviene dalla fascia anagrafica 45-54 anni; seguita da chi ha tra i 35 e i 44 anni (20,9%). Al terzo posto, invece, ci sono gli italiani che hanno un’età compresa tra i 55 e i 64 anni (18,6%).

Le donne, poi, sono quelle che ne fanno maggiore richiesta (42,8%). E da dove provengono maggiormente le richieste? Le regioni dove il peso percentuale è maggiore sono la Sardegna (5,33%), le Marche (5,14%) e la Liguria (5,12%).

Ma nonostante siano in molti a farne richiesta, altri ancora non sanno a chi rivolgersi. Proviamo a fare un po’ di chiarezza. Per ottenere un finanziamento medico esistono principalmente due possibilità ma la base di partenza, come detto, è che il richiedente goda di “buona salute”. La prima è il prestito finalizzato che viene erogato direttamente dalle cliniche o dalle strutture dove si effettuano le cure. “Il vantaggio – spiega Di Vincenzo – è che la pratica è molto veloce, la somma finanziata viene immediatamente riconosciuta e l’utente paga le rate del prestito secondo quanto previsto dal piano di rimborso”. Il secondo caso, invece, è il prestito per liquidità, accordato da banche o finanziarie senza l’intervento della struttura medica. “Trattandosi di un prestito non finalizzato – chiarisce Di Vincenzo – il cliente non è obbligato a dichiarare il motivo della richiesta, tutelando di fatto la sua privacy. In più, poiché il finanziamento è svincolato dall’intervento sanitario, c’è la possibilità di ottenere somme più elevate di quelle necessarie per il trattamento, decidendo in completa autonomia come investire il credito ottenuto”.

In conclusione, dall’analisi realizzata dai due siti di comparazione, emerge un altro dato interessante. Se è pur vero che le domande sono aumentate, si è abbassata la richiesta che, in media, è di circa 6.152 euro. Questa diminuzione dell’importo può essere messa in relazione col fatto che ci si rivolga alla sanità privata anche per visite o esami mediamente meno costosi come, appunto, i trattamenti odontoiatrici.


Fonte: askanews.it

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